Per teolinguistica qui si intende l’intreccio fra argomenti teologici e concezioni sul linguaggio, in un quadro storico che fa da impalcatura per una costruzione variegata e trasversale. Le questioni della prima parte riguardano tre termini designanti il parlare – dabar, logos, verbum – fondamentali per la teologia ebraica e cristiana nel passaggio da una lingua all’altra. La seconda parte si spinge nei dintorni toccando temi quali il linguaggio mentale, il rapporto parole-segni, la pluralità di usi, interpretazioni, lingue. Nella convinzione che il processo interpretativo mira a riconoscere le differenze più che a eliminarle, il libro prova a mostrare il senso e la complessità di una ricerca scientifica aperta e problematica.
Sebastiano Vecchio è stato docente universitario prima a Palermo e poi a Catania, nel cui dipartimento di Scienze umanistiche ha insegnato Filosofia delle lingue e Semiotica. L’interesse per la storia delle idee sul linguaggio lo ha portato a occuparsi della Rivoluzione francese, della Sicilia dell’Ottocento, di Manzoni. I suoi libri più recenti sono Un prisma agostiniano di filosofia del linguaggio (Bonanno, 2017) e Semiosi e conoscenza. Intorno a Peirce (Duetredue, 2019).